Formazione

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Di seguito, per argomenti, alcune pillole per conoscere meglio il Rotary:

 

L’Inno del Rotary International

Nella terza riunione del Board of Directors del Rotary International 1999-2000 è stato scelto come inno del Rotary un arrangiamento della marcia dell’ouverture dell’Egmont di Ludwig van Beethoven. Il brano, si leggeva su un comunicato di Evanston di allora, “può essere eseguito in appropriate occasioni, come il saluto alle bandiere.” Egmont assume i tratti di un puro eroe Sturm und Drang: nobiltà d’animo più che di sangue, in cui le passioni si mescolano sovrapponendo tolleranza e libertà come parti necessarie di un amore universale per l’umanità tutta, un’ideale e inevitabile aspirazione alla giustizia. La tragedia si chiude con la morte del protagonista: una morte che sa di libertà e trionfo, sigillati dalla Siegessinfonie (sinfonia della vittoria), una fanfara trionfale a piena orchestra che celebra l’eroe caduto per la libertà. E proprio quest’ultimo brano che corona l’ouverture, è utilizzato come Inno del Rotary. La scelta del Board cadde sul dramma storico in cinque atti di J. W. Goethe musicato da Beethoven, perché Egmont è l’eroe della libertà, della tolleranza religiosa, della coerenza, della lotta alla dittatura, della sottomissione alle leggi del suo Paese e del rispetto del suo popolo: ideali che precorrono quelli rotariani. La fine dell’ouverture trasfigura la morte in simbolo di vittoria ed è possibile vedere nella scelta di questa coda conclusiva (allegro con brio) un’interpretazione rotariana. Ossia la metamorfosi delle sciagure, dei flagelli che il Rotary riesce a trasformare in vittorie: contro la poliomielite, contro la fame, contro l’analfabetismo, contro la carenza di acqua, contro la mortalità infantile… su un fronte che abbraccia tutto il mondo.

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I motti del Rotary Club di Sassuolo e nel Rotary International

Ubi amici, ibi opes: dove sono gli amici, là vi è ricchezza per vivere l’emozione di un sogno e tutti costruiamo insieme il domani, perché il Rotary si impara vivendolo e bisogna essere nel Rotary non del Rotary in modo da poter affermare finalmente sono Rotariano e servire per essere Rotariano perché bisogna sempre considerare che Rotary è impegno e condivisione. Questa frase iniziale è il collage di alcuni dei Motti che durante le varie annate hanno scandito le attività del nostro Club, nato nel 1971. Proprio questi ‘nostri’ motti, rendono ampiamente quell’idea di servizio e amicizia – o almeno il suo riferimento ideale – sono i pilastri e la stessa ragione d’essere del Rotary in generale e naturalmente e principalmente anche del nostro Club. Il primo motto del Rotary International, He profits most who serves best (chi serve meglio ha più profitto), venne approvato nel 1911 durante la Convention di Portland, Oregon.

Nello stesso periodo il Presidente del Rotary Club di Minneapolis, Minnesota, dichiarò che il modo migliore per organizzare un Rotary Club era quello di seguire il principio che lui aveva adottato: Service, not self (servizio, non egoismo). Questi due slogan vennero adottati come motto del Rotary International, durante la Convention di Detroit nel 1950: He profits most who serves best e Service above self. Il Consiglio di Legislazione del 1989 stabilì che il motto ufficiale sarebbe stato: Service above self (Servire al di sopra di ogni interesse personale), poiché in modo molto conciso meglio spiegava la filosofia del servizio altruistico.

 

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L’emblema, la Ruota dentata

Il primo distintivo da giacca nella storia del Rotary fu realizzato da un membro del Rotary Club di New York, John Frick, il 14 ottobre del 1909. Il precursore dell’attuale spilla Rotary era caratterizzato dalla ruota apparsa nella sua prima rappresentazione: una ruota di frizione dotata di otto razze, senza denti né chiavetta di Woodruff. Si riscontrano raffigurazioni di una ruota ad otto razze in pitture greche ritrovate presso Tebe e risalenti al 1350 a.C. La ruota, in sé, divenne il simbolo del Rotary nel 1905, quando un incisore, Montague Bear, aderì al club di Chicago e si offrì di progettare un emblema permanente. Paul Harris ne motivò la scelta definendo la ruota come simbolo di “Civiltà e Movimento”. I membri respinsero la prima proposta dell’incisore, una semplice ruota di carro da carovana (tredici razze, senza denti né chiavetta), perché il messaggio trasmesso era “senza senso, senza vita”. Allora, per permettere la percezione dell’azione, l’incisore aggiunse degli abbellimenti: una ruota in movimento su un letto di nuvole (quattordici razze). Nel 1918, un ingegnere rotaryano del Minnesota, Oscar Bjorge, avviò una petizione al Board del Rotary per la modifica del design della ruota: una ruota dentata con diciannove denti non avrebbe mai funzionato. Inoltre, l’emblema possedeva dei denti squadrati di dimensioni sproporzionate e distanziati irregolarmente. Altre revisioni al simbolo si ebbero negli anni 1919,  1921 e 1924. La descrizione standard della progettazione esistente corredata di chiavetta fu approvata nel corso della Convention di Dallas del 1929. Il design è rimasto invariato da allora e la ruota dentata del Rotary International appare oggi in tutto il mondo su milioni di spille, bandiere, cravatte e gioielli di ogni genere.

 

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